domenica 24 novembre 2013

Tale padre.


Nelle sue mani ritrovo l'incertezza delle mie, che mancano della rassegnazione di esser schiave della fatica. Nella sua voce riconosco un timbro che a volte cerco ingiustamente di mascherare nella mia. Nel suo sonno usato a guisa di scudo mi par di notare la mia stessa tendenza a fermarmi di fronte al problema, sperando non sia necessario doverlo risolvere. Sopra le sue spalle vedo enormi fardelli stracolmi di responsabilità e privi di desideri futili e non ci riconosco le mie, se non per il peso che si ostinano a portare. Nel suo buonumore sempre più raro è nascosta la mia voglia di ridere e osservare gli altri mentre lo fanno. Nel suo mettersi in dubbio c'è quella paura di non essere in grado, a cui ho tentato in tutti i modi di restare immune. Inutilmente. Nel suo silenzio quando è convinto che io non sappia cosa gli duole dentro e gli rende amaro ingoiare il tempo che non passa abbastanza in fretta, scopro le mie mancanze di figlio e capisco che sono il riflesso delle sue mancanze di padre. Nel desiderio di poterlo abbracciare per tutte le volte che non ha saputo abbracciarmi cresce la rabbia per il suo modo naturale di insegnarmi a essere giusto, senza intuire che non è sempre la soluzione migliore per sopravvivere. Essere giusto come un padre che non conosce il peccato, questo non posso sperare di trovarlo nel mio cammino idiota e ormai a tratti inspiegabile. Ma di tutti gli sforzi necessari a non ripetere gli errori di chi ti ha preceduto, il più inutile è cercare di non somigliare a chi ti ha messo al mondo.


sabato 9 novembre 2013

Un agosto.

Nel silenzio ritrovo tutto il tempo che è passato senza che potessi capire quanto fosse importante affacciarsi e chiedere. Ricordo ancora l'estrema delicatezza del tuo non esserci senza smettere di farmi sapere che passavi ogni tanto a guardarmi. Non dimentico di averti immaginata madre e con un sorriso stanco. Ora so che il tuo sorriso non ha prole, ma che stanco lo è stato spesso. Nel silenzio ritrovo la gioia dell'essere a pochi minuti da te e non riuscire ad imporre al cuore un maledettissimo ritmo regolare, alle mani una temperatura adatta alla fine di agosto, al sorriso uno spazio abbastanza largo per stendersi in tutta la sua inusuale lunghezza. Nel silenzio è l'attesa a cui non voglio fuggire, quella che poi si conclude con la tua voce ed è sempre una sorpresa, come se trovarti una volta fosse un dono talmente meraviglioso da volerne godere ogni giorno. Nel silenzio è il coraggio di venire a cercarti, prenderti, toccarti, sentire il tuo odore e guardarti anche se non vuoi, conservare ricordi da rimettere in bocca quando ne ho bisogno, come l'erba per i ruminanti quando li sorprende la fame. E tutta una serie lunghissima di cose piccole e preziose è il silenzio, quasi una lista come quelle che ti piacciono tanto: le vene sulle tue mani, il tuo polso che sta tutto intero tra il mio indice e il pollice, il tuo braccio sempre pronto a posarsi sul cuscino accanto alla bocca mentre dormi, i tuoi capelli raccolti, i tuoi capelli sciolti, il loro profumo che non subisce la stanchezza di una giornata di corse al sole, la tua bocca che ride di me e si prende tutta la ragionevolezza che ero convinto di non dover cedere a nessuno, il tuo ventre morbido e tirato al contempo, il posto comodissimo tra il tuo orecchio e il collo, dove riposano gli odori alternati che per l'olfatto si son fatti ricordi, i tuoi piedi scalzi, i pantaloni del pigiama aderenti in vita e larghi sopra la caviglia, le cose che dovresti fare ma so benissimo che non farai. Ma il silenzio non dura a lungo e io dimenticherò presto tutto quello che ritroverò a breve. E ogni altra volta che mi sarà concesso. Sto dormendo poco. Mi piacerebbe che mi aiutassi a imparare come si riposa il tempo necessario a rimettersi in sesto. 


martedì 5 novembre 2013

Cose di te che adesso conosco.


Non basta, poiché sembra che niente basterà mai a renderci meno sconosciuti, ma ci sono cose di te che adesso conosco. Il silenzio. Lo sguardo infastidito. L'insofferenza per certe parole, quella per certe cose. Come dormi, quanto dormi, quanto ci metti ad addormentarti. So che ti piace la frutta e quale frutta ti piace. So che bevi il latte e che dentro ci metti lo zucchero. So che ami i dolci. So che ami mangiare e questa è una cosa che mi piace. So che preferisci l'acqua naturale. Conosco il tuo odore. Conosco l'odore che hai al mattino, quello che porti con te fuori dal bagno appena esci dalla doccia, quello che hai a sera, l'odore buonissimo di quando sei stanca, difficilissimo da dimenticare. Conosco le tue paure, i tuoi dubbi, non tutti ma una parte importante di essi. Conosco il tuo passato, non tutto, non profondamente, ma so che non mi è indifferente poiché tengo a te. Non so a cosa serve scriverti queste cose, eppure te le scriverò. So che non t'importa delle sedie fuori posto, di mettere in ordine per forza, subito, ogni volta. E anche questa cosa mi piace. So che non ami ascoltare continuamente la musica. So che a volte scrivi in silenzio. So che ti piace il gelato. So che sei autonoma. E in realtà lo sapevo da un pezzo. Conosco il tuo profilo nella penombra del cinema, illuminato dal film che sei andata a vedere. So come descrivi le cose a chi ti sta accanto. So che cambi spesso idea, ma non quando hai deciso che non vuoi cambiarla. So che sei testarda. So che sai muoverti in una grande città. So che ami muoverti. So che ti muovi, ma non quando sei immersa nel sonno. So che ne vale la pena, ma non so perché, e quindi se davvero ne vale la pena io non lo so. So che ho voglia di dirti cose che probabilmente non ti dirò. So che le mie mani non smetteranno di farsi muovere e che così veloci non si sono mosse mai. So che i tuoi capelli bagnati sono bellissimi e so anche che non la considererai un'opinione oggettiva. So come ti muovi in casa mentre fai cose normali, come riempire un bicchiere d'acqua o mettere velocemente a posto la spesa. So che sei capace di risolvere un problema, ma non ho ancora capito quanti problemi riesci a causare. So che non ti piace farti fotografare. So che non sei fotogenica e che quando leggerai questa frase farai una smorfia. So che andare con te in un museo mi piace molto. So che nemmeno stavolta saliremo insieme sulla grande chiesa che nessuno finirà mai di costruire. So che vuoi mi comporti con naturalezza, ma anche che questa naturalezza sia conforme a certe "regole", me le hai spiegate e le ho capite. So che i tuoi saranno sempre per me colori d'estate. So che non so ancora abbastanza, che forse non voglio sapere troppo, che probabilmente farò il possibile per sapere tutto. So che sei tu, sei qui e che tuo è il nome che ho ripetuto mille volte più di quante abbia mai pronunciato mio.