domenica 22 gennaio 2012

Prometti per il futuro.


Capita spesso che un tipo scuro in volto, poco dopo le sette del mattino, con ancora sul viso la forma della brevissima notte appena trascorsa tra speranze lavate di fresco e con ammorbidente di scarsa qualità, si ritrovi col sedere sul sedile di un'automobile fredda. Capita spesso che, a dispetto dell'umore terribile che si porta ficcato in corpo, abbia le mani ancora calde di quel che hanno partorito la sera precedente, e che queste finiscano bruscamente di poltrire in fondo alle braccia, non appena cingono con rabbia il volante che le condurrà lontano dagli occhi di chi non sa fare altro che aspettare quel che hanno da dire. Capita spesso che questo essere umano dal carattere scostante, qualcuno malato di amore per il prossimo direbbe particolare, si ponga ancora dubbi sulla lunghezza dei periodi. Capita spesso che non sappia giudicare quando è il momento di metterci dentro una virgola, una pausa grammaticale che permetta a chi legge di tirare il fiato e non porsi troppe domande. E che non trovi altro motivo che mettersi le sconfitte in gola per andare avanti. E indietro, anche. Capita spesso che un ragazzone con un amore spropositato per il sonno che non dorme, con l'aria disfatta di chi ha immaginato di piangere tutta la notte, ancora nei pressi delle sette del mattino, viaggi da solo a ottanta chilometri orari, in quinta marcia, a duemilacinquecento giri. Capita che viaggi pianissimo nella speranza che non sia vera la strada che sta percorrendo, nell'illusione che non accadrà mai il momento nel quale dovrà mettere la scarpa pesante sopra l'asfalto gelido di una città inospitale, e lungo quel quotidiano terrore perdere tutta la serenità che ha sempre sognato di possedere un giorno. Capita spesso che trattenga il respiro, questo silenzioso e disinibito sconosciuto senza nome. Capita praticamente sempre che osservi le auto viaggiare in senso opposto e che rifletta su come, sin da bambino, abbia sempre desiderato viaggiare esattamente nel senso opposto a quello che lo stava portando nel buco infido in cui adesso è costretto a sgranchire le gambe a giorni alterni. Capita che non sempre le metafore sappiano essere immortali. Capita che non tutte le parole meritino di essere lasciate a chi ha prenotato per la partenza successiva a quella che tu stai consumando da un pezzo. Capita sempre al momento sbagliato che un'occasione saluti con la mano, oltre il finestrino chiuso di una berlina luccicante, e gigantesca, e troppo veloce per essere recuperata, seppure rischiando una pericolosissima inversione a u. Capita spesso che settantacinque chili di chiacchiere instancabili, avvolte in un cappotto comprato d'estate, a duemila chilometri dal luogo in cui oggi consuma le maniche all'altezza dei gomiti, sappiano puntellare la propria ridicola esistenza soltanto alla musica che incontrano per caso. Capita che la musica sappia fingere di sbatterti addosso per caso ai crocicchi della vita, come se in vero non avesse fatto il giro del palazzo correndo a perdifiato, proprio per prenderti allo stomaco. Capita che puoi far credere a te e agli altri che te ne sei liberato, ma la musica torna sempre a prenderti. Torna sempre a riprendersi l'attenzione che le spetta. Capita che mentre sei intento ad agitare le braccia e le gambe, nel faticosissimo tentativo di non affondare dentro alla mancanza di contatto con la realtà, capita pure che sei stanco e non hai voglia di muovere neanche l'unico muscolo del viso che basterebbe a regalare al prossimo la tua ultima smorfia di dolore. Capita spesso che un'ombra il cui collo indossa una lunga sciarpa blu, proprio sopra alle spalle strette contro il vento della regolarità che ormai non tollera più, si ostini a stendersi sopra l'ozio di un coraggio esploso a metà. E le ombre non sono mai di buonumore. Le ombre non amano la compagnia, se non quella di una persona per volta. Le ombre sanno essere fedeli ma terribilmente possessive. Capita spesso che un tipo scuro in volto non sappia dove scappare. Capita spesso che suonino le sei e trenta proprio mentre queste considerazioni si danno battaglia, e nessuna maledettissima parola sia riuscita a cambiare le cose. E capita che le cose vadano sempre dove dicono loro.