domenica 30 agosto 2015

Fonte di salvezza


La paura bisogna farla a pezzi piccoli piccoli, calpestarla, saltarle sopra finché i propri abiti non cambino colore, completamente intrisi di sudore, ignorarla, prenderla a schiaffi, a calci, a pugni sopra gli zigomi e restare stupiti per il rumore sordo che fanno le ossa quando si rompono, così diverso da quello dei film. La paura bisogna capirla, assecondarla affinché si sveli, si confidi, si apra, si faccia avanti convinta di potersi fidare, e solo allora guardarla negli occhi e dirle che lì non c'è più posto per lei, invitarla a prender la via dell'uscita e gridarle di non tornare e che se anche lo facesse, nessuno potrebbe aprirle mai più. La paura bisogna abbracciarla e, tenendola stretta, sussurrarle un sorriso con le labbra appena appoggiate sopra le sue, stupirla col coraggio, quello vero, fatto di gesti e non di schifosissime parole. La paura bisogna rimandarla al mittente, scacciarla, rifiutarla, spaventarla, spaccarla, stringerla fino a toglierle il fiato, deriderla, umiliarla. Se ci si vuole salvare, alla paura bisogna farle tutto, tranne che scriverne come se esistesse davvero.