domenica 22 novembre 2015

Caro amico mi scrivo



(lettera a me stesso)
Se tutto andrà come spero ancora che vada, questa cosa te la dimenticherai e non ci sarà modo di fartela leggere. Se tutto andrà come ancora spero che vada, già dopodomani questa zuppa insapore di parole senza ricetta sarà sepolta sotto una pila interminabile di soluzioni da opporre ad altrettanti problemi. Eppure mi piacerebbe dirti che sei l'unica persona in cui ho creduto davvero, l'unica a cui ho parlato sinceramente e mentito senza mai pentirmene. Te ne ho raccontate di stronzate, a volte le hai bevute, a volte hai fatto finta di crederci perché hai capito che tanto una soluzione migliore non c'era. Te ne ho rifiliate di verità agghiaccianti senza che m'importasse di come le avresti prese. Ti ho tenuto sveglio fino all'alba ogni volta che ne ho avuto voglia. Ho fatto silenzio quando avresti voluto sentirmi dire qualcosa, qualsiasi cosa. Ho parlato, gridato, cantato, camminato nervosamente battendo le mani quando ti sarebbe piaciuto abbandonarti alla stanchezza. Ti ho fatto mille promesse, molte le ho mantenute, molte altre le ho disattese per principio. Sono stato un compagno pessimo, immagino sia questo che pensi di me. Un compagno pessimo eppure migliore di tutti gli altri che ti hanno indicato la strada per imboccarne immediatamente una diversa. Ti sono rimasto accanto, imbecille. Ti sono stato col fiato sul collo anche quando avresti voluto sparissi. Ti ho tenuto il braccio tutte le volte che le gambe hanno ceduto. Ho messo la mano sulla tua fronte ogni volta che, in ginocchio, hai vomitato quella che avresti desiderato fosse anima e invece era soltanto idiozia. Quante volte avrei voluto prenderti a calci in culo, spingerti oltre l'uscio della porta a spintoni, mandarti lontano minacciandoti col pugno chiuso e gli occhi pieni di rabbia. Mi piacerebbe dirti anche che ho avuto sempre ragione, che ne è valsa ogni volta la pena, che hai fatto bene a non fermarti quando ti sembrava inutile insistere, che hai sempre avuto la colpa di tutto, che sei stato troppo sensibile, eccessivamente drammatico, terribilmente egoista, irrimediabilmente indeciso. Mi farebbe star meglio poterti garantire che ogni fallimento è dipeso davvero da te, che ogni rinuncia te la sei cercata, che ogni successo non è venuto dal caso ma dall'impegno, dal duro lavoro, dalla coerenza, dalla correttezza, dal rispetto dei sani principi di convivenza civile, dall'aver parcheggiato sempre e solo dove non c'era un divieto, dal non aver rubato mai nemmeno per gioco. Mi farebbe star meglio sigillare questa specie di busta mettendoci dentro qualche certezza, poterla riempire di pacche sulla spalla, dirti che hai fatto bene ad amare quando ne sentivi il bisogno, a prestare il fianco anche se ti doleva già molto. Ho fatto del mio meglio, questo vorrei lo sapessi. Mi sono dovuto immaginare consigli che nessuno mi ha dato e raccontarteli perché sembrassero saggi e indubbiamente efficaci. Abbiamo vissuto insieme quasi tutta la vita, e così vorrei sentire il bisogno di ringraziarti per tutte le cose belle che abbiamo fatto, ma io di ringraziare come si deve non sono capace. Chissà se anche tu, da qualche parte nel tempo, sei seduto e mi pensi. Chissà se sorridi come io sto facendo ora e se provi a mettere nero su bianco tutte le cose che hai sempre avuto paura di dirmi. Chissà se sei finalmente grande davvero, se vivi dove hai così a lungo desiderato vivere, se indossi il cappotto pesante che hai immaginato un giorno sì e l'altro pure, se accompagni qualcuno a scuola, se hai imparato di nuovo a dire ti amo, se c'è qualcuno che ride per le tue sciocchezze sempre uguali e gioisce per i tuoi banali slanci di romanticismo. Mi chiedo pure ogni tanto se hai comprato quell'auto con le ruote grosse, se non hai più paura del silenzio, se continui a comprare fiori in quel giorno preciso che precede di poco la primavera, se hai insegnato a qualcuno a sdraiarsi sotto l'albero di Natale dopo aver collegato le luci e restare a guardarle mentre si accendono e si spengono. Si accendono. E si spengono. Se avessi imparato a mettere ordine nella mia vita, probabilmente avrei potuto farti vedere come si fa. Tutto quello che mi resta da scriverti, invece, è un moto irregolare di idee, pensieri, frasi, immagini senza capo né coda. Dovrai farcela da solo, questa è la verità. Dovrai sopportare le delusioni che ti si piazzeranno in gola quando pensavi ormai sarebbero state gioie, dovrai metterci dentro le dita, liberarti e andare avanti. Dovrai fare ancora moltissime cose che richiederanno una forza a cui ti sembra di aver già dato fondo da un pezzo. Io lo so cosa siamo capaci di fare. Comincio a distrarmi e la sedia si fa scomoda, devo correre a occuparmi del tuo presente. Se tutto andrà come spero ancora che vada, vivrai il resto della vita come se io non fossi mai nemmeno esistito. In caso contrario però, passa a trovarmi.

domenica 8 novembre 2015

La versione di Damocle


Col tempo passa sempre tutto. Se ne vanno i ricordi, quelli brutti solo dopo quelli belli, i dolori, le preoccupazioni, i rimorsi. Se ne vanno i pregiudizi, quelli che hanno usato contro di voi solo dopo quelli che avete usato contro gli altri, i rancori, le attese, i vuoti allo stomaco, le notti insonni, i risvegli amari apparentemente senza motivo, i desideri che sapevate benissimo non avreste potuto esaudire. Non è certamente una faccenda di pochi giorni, servono mesi, anni in alcuni casi, né c'è modo di crederlo possibile quando ne è passato ancora troppo poco. Eppure col tempo tutto si sistema. Tornano al loro posto le pretese, i sogni, le distanze, i giudizi affrettati, le mancanze, i pesi rimasti troppo a lungo sullo stomaco, le mani dopo aver giaciuto sugli occhi stanchi. Col tempo uno poi sta meglio, si rasserena, smette di battere il bastone sulla propria schiena con una mano e di muovere la carota davanti al proprio muso con l'altra. Quanto bene può fare il tempo. Basterebbe trovarlo scritto da qualche parte sui libri di scuola o in un trafiletto dentro il Codice Civile: IL TEMPO NON GIUDICA, GUARISCE. Che gran sollievo sapere che prima o poi anche le scelte più difficili, persino quelle più sbagliate smetteranno di darvi il tormento facendo baccano ogni volta che provate a dormire. Col tempo passa ogni cosa. Svanisce l'ansia, il senso di responsabilità, la paura di decidere, quella di rimanere e anche quella di andarsene, lo strazio per le bugie, la vergogna per le verità, l'amarezza per le rinunce, l'imbarazzo per i sentimenti troppo precoci. Non abbiate fretta, prendetevi tutto il tempo che vi serve. State solo attenti che se quello passa e non vi trova, non torna più.