martedì 16 agosto 2011

Detto tra poi.



E non ho voglia di vedere nessuno, sentire voci, abbozzare sorrisi, non mi va. Urla di patetici piccoli tiranni a quattro ruote. Strepiti imperiosi e dita dritte, puntate sulle madri. Non riesco a tirare gli angoli della bocca dietro alle orecchie. Chi mi guarda dovrà accontentarsi del vuoto. Chi mi incontra dovrà credere di potermi attraversare, da parte a parte come un muro d’aria. Una barriera, un soffio. Non sarà cercando la notte che troverò la pace. Non sarà chiudendo gli occhi che cesserà il dolore. Ritornano le sagome opposte per anni alla luce del sole, le ombre amiche. Le parole sussurrate nelle strade invase dal sonno, quei discorsi pieni di ira e risate, l’essere ancora quasi bambini. E non ho voglia di osservare la bottiglia che prende colore alla luce del lume, scostare corpi col dorso della mano, farmi spazio nelle note pesanti ed ottuse, non mi va. Rigido, al centro della stanza, in penombra, in un fasullo silenzio, dedito a riflessioni leggere che sembrano verità sul destino dell’uomo. Non è come sembra.

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