domenica 9 ottobre 2011

In male aperto.



Sotto la spuma, le lettere. Dentro al profumo, in grassetto, la parola mare. Sotto alla sabbia, la testa in corsivo. Dentro al rumore dell’acqua, centrato, il verbo soffrire. Sotto al sole verticale, dentro alla pelle che brucia, in maiuscolo, il timore e la speranza di svanire.

1 commento:

  1. Quanti gioghi di parole ti son rimasti incastrati tra le labbra strette, troppo a lungo riarse, e ombra del solco dei sospiri rappresi lasciati da innumerevoli estranei.
    Quante volte, sei stato lama tagliente come nessuna, a frugare dentro chi ti spia fino a farsi schizzare fuori le orbite cieche senza emettere un grido. O schiantando nell’urlo che lacera le vene del collo.
    O fluttuando in torrenti di lacrime nere, condannate a non trovare uno sbocco.
    E quante volte sei stato lama lucente e spietata a offrire l’illusione di una carezza a viscere tremanti.
    Quante volte, hai amato quelle sclere azzurro-grigie senza conoscerle. Nell’ ombra del sedile sporco di un treno maleodorante.
    Quante volte, hai visto, tra la folla, risplendere un singolo granello di sale che, sgorgando dagli occhi e scivolando lungo tutto il collo, è capace di scavare e fendere un cuore estraneo , rimasto insensibile a se stesso per un tempo immemorabile.
    Quante volte, ti sarai immaginato, con un sorriso di compiacimento, la rissa,il massacro, il sangue, tra gli attori di quella folla di folli estranei.
    Solo povere menti malate, immaginazioni suscettibili fino allo spasimo.
    Professionisti del voyeurismo più spudorato.

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