sabato 14 settembre 2013

Le mani.


Prima di lamentarmi ogni volta del mio, spendo un pensiero per il mestiere terribile che è stato riservato alle mani. Ci hai mai pensato alle mani? Nemmeno l'uomo tutto intero riesce ad arrivare dove possono spingersi le dita della mano, pigiando velocemente e con forza sopra le lettere inebetite di una tastiera, oppure muovendo vorticosamente la punta di una biro sopra un foglio di carta. Esse si muovono a ogni comando anche solo accennato, non conoscono la pace, debbono passare tutta la vita in guardia, pronte a essere scatenate contro qualcosa o qualcuno. Le mani non sanno mai se nei dieci minuti successivi dovranno essere pugno e abbattersi contro una mascella impertinente, oppure palmo per contenerne un altro, o ancora carezza per porre rimedio a certe mancanze che l'uomo non riesce ad evitare. Le mani non riposano nemmeno quando il resto del corpo dorme, poiché ogni volta che il sonno s'interrompe brevemente debbono occuparsi di cercare qualcuno accanto, e non ti dico la gravità del compito se qualcuno accanto poi non c'è. Ma tu queste cose le sai, ne sono certo, tu che delle mani hai giusta considerazione e alle quali riservi un posto invidiabile lungo i fianchi. Non l'avrei mai detto che un giorno avrei scambiato dieci dita per due occhi, ma adesso che è successo posso confessarti che mi sembra di non aver mai desiderato altro, e che con quegli occhi io possa scrivere persino meglio. Non l'avrei mai detto che un giorno avrei finalmente capito cosa significa un abbraccio in cui vuoi entrare tutto intero per disintegrarti e non uscirne mai più, di quelli che dici un sacco di cose senza dirne nessuna, di quelli che mentre ti concedi il lusso degli occhi chiusi, discuti animatamente con l'odore di chi ti si appoggia al petto. Non l'avrei mai detto che un giorno avrei baciato qualcuno all'ombra di un albero lontano, vicino a una giostra spenta, in una giornata caldissima, lontano da tutto e da tutti, dopo aver giaciuto su un pavimento riservato alle poche foglie bruciate dagli ultimi giorni di luglio. Non l'avrei mai detto che poi fosse così difficile tenere degnamente impegnata la bocca, provare ad arrestarne il fremito mentre ascolta il richiamo di quella dall'altra parte del telefono. Mai avrei detto, lo giuro, che avrei voluto sapere tutto, né che avrei chiesto un giorno a qualcuno di raccontarmi il suo passato. Non ho un elenco delle cose da fare, né uno delle cose di cui avere paura, nemmeno uno delle parole che non mi piacciono, né una lista degli errori grossolani che temo di fare, per evitare i quali finisce sempre che poi non faccio nemmeno la cosa giusta. Non avrei mai pensato di dirlo a qualcuno, ma tu muovi le mie mani.


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